A mio nonno
Non era un galantuomo,
Non era un arrivista,
Soltanto un pover uomo,
Soltanto un socialista.
Ma un socialista vero,
Sincero di pensiero,
Gridava ai signorotti:
- Sia gloria a Matteotti.
Soffrì pene tremende,
Atroci pagò ammende,
Avendo un gran coraggio,
Sua sorte volse al peggio.
Urlavano i fascisti,
In schiere di squadristi,
Picchiavano i bastoni,
Fra le esclamazioni.
Un uomo solo in piazza,
Di così gracile stazza,
La veste ormai consunta,
E l'espressione smunta,
Cantava fragoroso
Un inno doloroso
Di libero pensiero,
D'un volere fiero:
- La libertà ci viene,
Dall'esser sempre insieme,
Per la nostra libertà,
Senza di cui nulla si dà. -
Mai l'ho conosciuto,
Il padre ne ha parlato
Fiero ai figli cari,
Pensò pensieri amari.
Ma tu lettore attento,
Se sei a capire intento,
Saprai che uom fu questo,
Grande, triste e mesto.
Dipende la tua libertà
Sol dalla tua volontà,
Ricorda, a esempio trarre,
Del còr che vollero estòrre.
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